Ultima modifica: 15 Maggio 2016
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Inaugurazione biblioteca Puccini 21 aprile. Il bello insegna.

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Ieri, giovedì 21 aprile 2016, in un clima di festa e di partecipazione insegnanti, genitori e bambini si sono ritrovati a inaugurare la biblioteca della Scuola “Puccini”. Una cerimonia semplice e operativa di poche parole, perché a parlare erano le pareti pitturate, gli arredi, i colori, i libri e l’intero spazio, non sufficiente a contenere tutti. E dicevano dell’impegno e dalla passione di genitori e insegnanti nel volere un ambiente di apprendimento più bello, più funzionale, più accogliente, che è una forma di educazione che precede e accompagna ogni nostra parola, ogni nostra azione didattica.

E’ accaduto un episodio particolare. Nel breve saluto che ho portato, mi è venuto di chiedere a 30-40 attentissimi bambini seduti sui materassini di fronte a me, quale fosse un possibile collegamento tra “biblioteca” e “orto”, altro ambiente di apprendimento presente a scuola. Avrei voluto portarli a dire, come in effetti poi ho fatto, che entrambi gli ambienti sono accomunati dalla parola “cultura” nel senso di “coltivare una passione”, persino coltivare un sogno com’è scritto su una delle pareti dell’aula; di prendersi cioè cura di qualcosa e farla crescere. Come al solito le risposte dei bambini hanno seguito altri schemi. Uno ha detto: “Sono i semi. Nell’orto i semi crescono e anche noi con la lettura cresciamo”. Un altro ha aggiunto: “Gli ortaggi nutrono il corpo, la lettura la mente”. Una bambina ha osservato: “Sono entrambi dei bei posti”. E così altri interventi si sono susseguiti. Poi un bambino, serissimo, non ricordo di quale classe, alza la mano e chiede di intervenire. Intorno si fa silenzio. E lui fa: “L’ortografia. Il collegamento tra biblioteca e orto è l’ortografia“. Sorpresa, risate, applauso spontaneo. L’ortografia… intuizione felice, gioco di parole, sintesi perfetta. Ho avuto subito l’impressione di essere di fronte a un nuovo caso petaloso, l’aggettivo del bambino di Ferrara attribuito ad un fiore e ho proposto alla maestra una segnalazione semiseria all’Accademia della Crusca. E in effetti c’è del vero: scrivere bene è sempre importante. E le lettere sono i semi; il foglio è il campo, la biro è la zappa, le righe sono i solchi. E la cura è la stessa.

Mi sono ricordato allora che il primo documento scritto in lingua volgare è il famoso indovinello veronese (tra VIII secolo e l’inizio del IX) che così recita: Se pareba boves, alba pratàlia aràbaet albo versòrio teneba, et negro sèmen seminava (Teneva davanti a sé i buoi, arava bianchi prati e un bianco aratro teneva e un nero seme seminava). E’ la metafora del pennino (l’aratro bianco) che scrive (arava) su una pergamena (bianchi prati). Ma tu pensa dove si può arrivare entrando in una biblioteca!

Per finire un ringraziamento a tutti gli insegnanti del plesso e ai genitori che si sono dati da fare. Un ringraziamento particolare alle maestre Imma Piscopo e Ilaria Natali, vere deus ex machina dell’evento.

DS Riccardo Fattori

 

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