Ultima modifica: 3 Marzo 2022
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Di nuovo una guerra nel cuore dell’Europa

Scrivere su questi giorni tristi e carichi di ansia non è facile, per di più in questo strano tempo condizionato dalla pandemia e da altro. La tragedia ucraina ci riporta ad una realtà inquietante e per certi aspetti nuova per noi europei, una realtà che apprendevamo dai libri di storia o dal racconto di padri e di nonni e che si condensa in una frase ripetuta da giorni “di nuovo una guerra nel cuore dell’Europa”. 

La sensazione è di trovarsi ad un passaggio epocale. In gioco non c’è solo la pace ma anche il futuro dell’Europa. Sullo sfondo il rischio di una pericolosa escalation con evocazione della forza nucleare. Non mi soffermo sul perché siamo a questo punto, non mi impegno nell’operazione di soppesare i torti degli uni e le ragioni degli altri. No che sia impossibile o inutile. Ma l’urgenza in questo momento è per i civili che soffrono le conseguenze del conflitto e per il ristabilimento delle condizioni di un dialogo. In queste ore in Europa centinaia di migliaia di persone manifestano per la pace e per far cessare le armi. Come scuola, come educatori, non possiamo rimanere indifferenti. Chiedo ai docenti di dedicare spazio all’argomento riprendendo l’invito del ministro Bianchi a riflettere sull’art. 11 della nostra Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”). Prendo in prestito le parole del collega Paolo De Nardo dell’IC 3 di Udine che così si è rivolto nei giorni scorsi ai sui alunni e alunne: 

“Vi invito a studiare questo articolo e a riflettere in particolare sul verbo “ripudiare” che significa non riconoscere come lecito lo strumento della guerra, mai, in nessuna occasione. In questo breve testo inoltre c’è l’impegno a promuovere la pace e la giustizia tra le Nazioni. Pace e giustizia, non a caso, sono accostate; la pace non è assenza di guerra ma, è prima di ogni cosa, promozione della giustizia. Nessuno di noi può incidere sulle decisioni che oggi si stanno prendendo; nessuno di noi può oggi fare qualcosa per fermare la tragedia della guerra. Ognuno di noi però può fare qualcosa, oggi, per promuovere la giustizia e la pace. Giustizia e pace infatti nascono nelle nostre relazioni quotidiane, nelle parole che diciamo (o non diciamo), nei gesti che compiamo (o non compiamo), nelle decisioni che prendiamo (o non prendiamo). Vi chiedo quindi di impegnarvi a crescere come donne e uomini di giustizia e di pace, vi chiedo di coltivare l’amicizia, la solidarietà, l’amore e la bellezza. Vi chiedo di ripudiare la violenza nei vostri rapporti quotidiani, nelle vostre parole, nei vostri gesti e prima ancora nei vostri pensieri. Potrà sembrare un messaggio semplice e utopico (cioè impossibile da realizzare), ma il futuro è di coloro che lo sanno sognare. Siate allora, oggi, sognatori di pace e di giustizia. Siate costruttori di pace. Il vostro impegno sincero non sarà vano. Conto su di voi.”

(Ds Riccardo Fattori)

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